Commissione consiliare Cultura – Biogenitorialità e Perugia Città Museo card al centro della seduta
NewTuscia Umbria – PERUGIA – La IV Commissione consiliare Cultura, nel corso della seduta odierna presieduta dal consigliere Cesaro, ha preso in esame l’ordine del giorno del gruppo Lega sull’adozione di misure a favore della bigenitorialità, adottandolo, al termine, con 10 voti a favore, 4 contrari e una astensione; quindi, è passata alla discussione sulla Perugia Città Museo Card sulla base di due ordini del giorno del Movimento 5 Stelle e del centro sinistra, rinviandone tuttavia la votazione finale per poter valutare la possibilità di unire i due atti in uno unico.
In particolare, con il primo ordine del giorno in discussione, il gruppo consiliare Lega – Salvini per Perugia impegna il Sindaco e la Giunta ad adottare tutti i provvedimenti necessari all’attuazione e istituzione di un “Registro per la Bigenitorialità”, già approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 113 del 21.09.2015. Grazie al registro, infatti, anche solo uno dei genitori potrà richiedere che venga riportato il domicilio di entrambi i genitori e ad esso potranno fare accesso gli enti e le istituzioni per la trasmissione di tutte quelle comunicazioni relative ai figli minori, sempre fermo restando che la residenza rimarrà univoca ai sensi dell’art. 45 del codice civile. Si chiede, inoltre, di redigere e adottare un apposito Regolamento Comunale della bigenitorialità, che disciplini l’utilizzo e la tenuta del summenzionato registro, auspicando che sia affiancato da un protocollo d’intesa con enti ed istituzioni che a qualsiasi titolo incidono sulla vita del minore, di promuovere accordi con il sistema giudiziario che faciliti e incentivi l’uso del registro; infine, si impegna l’amministrazione a invitare la Regione Umbria a promuovere l’istituzione di analogo Registro in ogni altro Comune della Regione, nonché a dare ampia diffusione/informazione all’istituzione di tale registro.
“La Legge n. 54/2006 –ha spiegato la consigliera Daniela Casaccia, prima firmataria dell’atto- ha introdotto il principio della bigenitorialità, sancendo il diritto di ogni figlio a fruire dell’apporto educativo e affettivo di entrambi i genitori, a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, a ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi, anche qualora siano separati o divorziati e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale. Tuttavia, a distanza di tempo dalla riforma del 2006, i diritti indisponibili dei figli non hanno ancora trovato concreta applicazione; in Italia, infatti –prosegue Casaccia- i figli minori di genitori separati sono oltre un milione, pertanto risulta una priorità sociale il rispetto della legge 54/2006, la cui applicazione viene spesso disattesa con la nomina di un genitore collocatario – quasi sempre la madre – che priva le donne del diritto alle pari opportunità nel lavoro e nella vita privata e, al tempo stesso, nega ai figli il diritto alla bigenitorialità affermato dalla legge.” La creazione e l’aggiornamento del registro della bigenitorialità, come dimostra l’esempio di altre città italiane che lo hanno adottato, farebbe si che chiunque lavori con i minori nell’ambito comunale, nell’esercizio delle professioni socio-sanitarie e delle professioni scolastiche (prestazioni sanitarie, consenso medico-pediatrico, firma pagella, iscrizione scolastica, gestione eventi religiosi, centri estivi ecc.) sia tenuto ad inviare ad entrambi i genitori copia delle necessarie comunicazioni. “Il registro –ha concluso Casaccia- dovrà essere disciplinato da un apposito regolamento comunale, che costituisca un segnale di attenzione nonché di civiltà nei confronti delle persone e delle famiglie che si trovano in condizioni di disagio, ma soprattutto dei minori che troppo spesso subiscono passivamente le sofferenze e le conseguenze delle separazioni.”
Alla discussione hanno preso parte anche Roberta Migliarini, dirigente Area Servizi alla Persona e Anastasia Ciarapica dirigente U.O. Servizi al Cittadino.
La stessa dirigente Migliarini, confermando quanto già detto dalla proponente, ha tenuto a sottolineare che il registro della bigenitorialità non è un registro anagrafico e le registrazioni che contiene non sono certificazioni ma semplici annotazioni. “Per poter istituire il registro –ha spiegato- sarà necessario dotarsi di un regolamento apposito che andrà a declinare le modalità di iscrizione, mantenimento e cancellazione. L’amministrazione, una volta approvato il regolamento, darà notizia nei propri canali dell’istituzione del registro stesso, in modo che chi voglia fruirne potrà essere informato. Si potranno, poi, fare dei tavoli con altre amministrazioni che siano interessate al funzionamento del registro stesso.” Dello stesso avviso anche la dirigente Ciarapica, per la quale il registro della bigenitorialità sarebbe un ulteriore servizio ai cittadini, finalizzato al bene dei minori e, per il quale, qualora si decida di procedere, gli uffici si adopereranno a fare tutti i passi necessari all’adozione.
Massima condivisione dell’ordine del giorno da parte del consigliere Nannarone e del gruppo FdI, ritenendo che il registro possa essere un ottimo strumento per evitare le situazioni critiche delle separazioni. “Durante il primo lockdown –ha aggiunto- il gruppo Fdi aveva già individuato anche una bozza di regolamento al riguardo, sulla falsariga di quelli di altri comuni, con soli 7 articoli, che mettiamo a disposizione dei proponenti.”
All’attenzione di situazioni più complesse ha, quindi, richiamato il consigliere Pici, con riferimento particolarmente a casi di violenze domestiche, nei quali, a suo avviso, il registro della bigenitorialità potrebbe essere controproducente per il minore.
Perplessa si è detta invece la consigliera Maddoli, per la quale la proposta non aggiunge niente di nuovo al giusto principio della bigenitorialità, già applicato dai giudici. Al contrario, l’istituzione del registro potrebbe essere un aggravio di burocrazia e di costi per il Comune. Maddoli ha, quindi, chiesto di poter effettuare un confronto con esperti che quotidianamente si occupano di queste tematiche. Dello stesso avviso anche la capogruppo Bistocchi, che si è detta del tutto contraria all’ordine del giorno, ritenendo che il registro sia uno stigma che etichetta i bambini figli di separati, che già devono subire il terremoto emotivo della separazione dei genitori.
Per il forzista Cesaro, invece, l’atto in discussione si inserisce nella dinamica che vede troppo spesso la figura paterna non poter godere della crescita della propria prole, in maniera paritaria con la madre. “Il fatto che ci siano molte amministrazioni comunali che hanno adottato il registro –ha concluso- ritengo che sia sintomatico del fatto che esso aiuta nella gestione delle dinamiche critiche delle separazioni.”
D’accordo con quanto già detto da Maddoli e Bistocchi si sono dichiarati anche Zuccherini, Giubilei e Croce, che hanno ribadito la necessità di ulteriori confronti con gli esperti, in particolare con il Tribunale dei Minori, al fine di avere ulteriori informazioni, vista la delicatezza della tematica.
Al contrario, i consiglieri Volpi e Fioroni si sono detti pienamente d’accordo con la proposta proprio perché mette al centro i minori e la loro tutela. “Qualora l’atto sia approvato in commissione e in consiglio, vista l’importanza, -ha sottolineato Volpi- è necessario che il registro venga concretamente creato dall’amministrazione comunale, visto anche che già esiste una delibera del consiglio comunale al riguardo approvata nel 2015. Vigileremo per questo.”
In conclusione, la proponente Casaccia ha ribadito che le istituzioni devono garantire il rispetto delle decisioni pattuite da parte dei genitori, senza lasciare tutto al loro buon senso. Il registro, a suo avviso, è un contributo affinchè non si aumenti la conflittualità delle separazioni. In risposta alle perplessità di Pici, ha anche precisato che il regolamento serve proprio a prevedere situazioni particolari di utilizzo o meno del registro. Infine, non ha accolto le proposte dei consiglieri di minoranza rispetto all’audizione del tribunale dei minori, ritenendo che l’attuazione del registro sia un ambito nel quale il tribunale stesso normalmente non opera. Al termine, dunque, l’atto è stato approvato con i dieci voti a favore dei consiglieri di maggioranza, 4 voti contrari del centro sinistra e l’astensione del M5S.
La Commissione è, quindi, passata alla discussione di due ordini del giorno, rispettivamente del Movimento 5 Stelle e dei gruppi di centro-sinistra, relativi al Consorzio Perugia Città Museo e alla Perugia Città Museo Card, già presi in esame lo scorso 29 settembre.
In particolare, come ha ricordato la capogruppo M5S Francesca Tizi, nel primo ordine del giorno si chiede che l’amministrazione -anche in concerto con il Ministero e le altre amministrazioni statali eventualmente competenti, la regione Umbria ed i privati interessati- si impegni per regolare i servizi strumentali comuni destinati alla fruizione e alla valorizzazione di beni culturali e, dunque, a mettere in campo, nel più breve tempo possibile, ogni azione mirante a reintrodurre, ma anche migliorare ed implementare la Card museale e ad attivare un processo partecipato, al fine di definire l’operatività della card museale, che coinvolga gli amministratori, gli uffici comunali e tutti coloro la cui attività mira alla fruizione e valorizzazione dei beni culturali.
“Con l’estinzione del Consorzio Perugia Città Museo -ha spiegato Tizi- è venuta meno anche la promozione, diffusione e vendita della Card Perugia Città Museo che invece rappresenta un’importante opportunità per conoscere e vivere i luoghi d’arte e cultura di una città. D’altro canto, il tema del turismo in generale -ha concluso- è un tema fondamentale per Perugia che ha troppe potenzialità non sfruttate. Proprio per questo come M5S abbiamo presentato diversi atti sulla tematica, che ci sta particolarmente a cuore.”
Con il secondo ordine del giorno in discussione, presentato dai consiglieri Pd, IPP e Rete Civica Giubilei e illustrato dalla capogruppo Pd Bistocchi, si chiede, invece, all’amministrazione comunale di mettere in campo tutte le azioni possibili per reintrodurre la Perugia Città Museo Card, restituendola alla città di Perugia, ai suoi cittadini, al suo bagaglio culturale e al suo patrimonio storico-artistico, e a ristabilire la rete, fitta e preziosa, tra i vari musei, e tra la stessa e i possessori della card, che siano cittadini del mondo o della città di Perugia, che siano cittadini di oggi, di ieri o di un domani che abbiamo come amministratori il dovere di costruire e certamente tutelare. Anche per i consiglieri di centro-sinistra la Perugia Città Museo Card è una card che invita e facilita la visita ai principali luoghi culturali della città, attraverso un lungo ed evocativo percorso tra storia ed arte alla scoperta della città di Perugia. Questo circuito positivo per visitatori e amministrazione è stato però bruscamente interrotto a causa del mancato rinnovo di uno dei soci, che ha portato allo scioglimento del Consorzio Perugia Città Museo che consentiva il funzionamento della Perugia Card. “Un fatto grave e con preoccupanti ripercussioni, -ha detto Bistocchi- poiché era diventato ormai fecondo lo scambio tra i possessori della card e le opere d’arte, e più disinvolto il rapporto con i musei cittadini, rispetto ai quali soprattutto i residenti iniziavano a dimostrare familiarità e a muoversi con naturalezza, partecipando anche alle iniziative via via messe in campo. Un’emorragia importante dunque sul piano culturale, ma anche una perdita significativa sul piano economico.”
Alla discussione odierna hanno partecipato anche Marco Pierini, Direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria e Chiara Basta, del Consiglio Direttivo del Museo del Capitolo della Cattedrale di S. Lorenzo.
Il direttore Pierini ha ribadito quanto l’argomento sia sentito da tutti gli operatori culturali della città. “La card –ha detto- è finita contro la volontà di quasi tutti gli istituti che vi erano coinvolti, mentre c’è in tutti noi la voglia di promuoversi insieme e di promuovere la città.” Pierini ha anche confermato il lavoro che gli operatori culturali stanno svolgendo insieme all’amministrazione comunale già da tempo per la riattivazione della card, ampliando i musei e i luoghi della cultura aderenti, che –ha detto- devono diventare luoghi di visita quotidiana e non più occasionale. Sulla stessa lunghezza d’onda del direttore anche la dott.ssa Basta, in rappresentanza del Museo del Capitolo della Cattedrale, che ha suggerito di coordinare, compatibilmente con i tempi, la card cittadina con quella al vaglio della regione per evitare frammentazioni.
D’accordo con gli ordini del giorno si è detto anche il capogruppo Vignaroli, per il quale non si tratta solo di una questione culturale, ma anche economica e occupazionale. Vignaroli ha, peraltro, chiesto di unire i due ordini del giorno in uno unico, condiviso, e di renderlo proprio della commissione. Le due proponenti, Tizi e Bistocchi, si sono rese disponibili a lavorare per valutare la possibilità di un testo condiviso, a condizione che lo stesso possa essere discusso entro la metà di dicembre, condizione che è stata confermata dal presidente della commissione Cesaro. La seduta è stata, quindi, aggiornata in tal senso.